Il 25 aprile si avvicina. La festa si accompagna al ritorno della primavera, e ancora una volta sarà possibile celebrare la ricorrenza della Liberazione nelle piazze italiane. Dal 1945 in poi il paese si è trasformato, ha cambiato volto completamente. Un popolo di agricoltori si è evoluto e l’Italia è diventata una delle maggiori potenze economiche al mondo, membro addirittura dei G8. Ma il suo popolo non ha mai scordato da dove viene, né quali sono le sue radici. Tanto che il 25 aprile, il giorno in cui sessantotto anni fa la nazione si liberò dalla dominazione nazista, ad animare le piazze fa da padrone il canto popolare, che dal mondo contadino trae le sue origini.
La resistenza fu un fenomeno principalmente italiano. All’interno delle armate partigiane il canto aveva una funzione aggregativa, ma anche motivazionale: infondeva coraggio agli animi in un momento di difficoltà estrema. E nei luoghi che per resistere pagarono il prezzo più alto, quelli che tra il settembre del 1943 e l’aprile del 1945 furono teatro di stragi ed eccidi, il canto popolare ha anche quest’anno un posto d’onore per rendere il giusto tributo ai caduti.
A Casa Cervi, in provincia di Reggio Emilia, dove furono uccisi i sette figli di Alcide Cervi, sarà sul palco il Parto delle Nuvole Pesanti, folk band dalla carriera ormai ultraventennale, nata a Bologna ma costituita da musicisti calabresi. A Montesole, luogo della Strage di Marzabotto, si preferisce dar spazio al teatro di Alessandro Bergonzoni; ma a pochi chilometri da lì l’ANPI (Associazione Nazionale partigiani d’Italia) di Sasso Marconi, comune bolognese che sorge ai piedi degli appennini, invita sul palco Francesco Pelosi e Rocco Rosignoli, due cantautori parmigiani che condividono un progetto di recupero di canti popolari, “il canzoniere delle stagioni”. A Sant’Anna di Stazzema, in provincia di Lucca, andranno in scena alle 16.00 i Kinnara, cover band di Fabrizio De André. Il grande cantautore genovese si ispirò all’universo del canto popolare arricchendolo col suo talento poetico, e la sua opera è oramai considerata patrimonio comune del Paese in cui viviamo, e che nutre per questo artista un affetto molto grande. Budrio (BO) consacra il 25 aprile allo strumento popolare per eccellenza, l’ocarina: dal 20 al 28 aprile infatti nel paese ha luogo un Festival dedicato a questo strumento di terracotta, che il Bertolucci di Novecento immortalò in alcune scene memorabili di festa rurale.
I Modena City Ramblers, araldi del combat folk, si prendono una pausa dall’attività dal vivo proprio per la Festa della Liberazione. La cosa è incredibile, se si pensa che fino a pochi anni fa erano gli artisti più contesi per questa data. Ma il loro ex cantante Stefano “Cisco” Bellotti, ormai da anni fortunato solista, andrà in scena in piazza a Imola alle 21.30.
Quella del canto popolare è una forte identità musicale condivisa, e tramite il canto popolare i festeggiamenti del 25 aprile vogliono mantenere viva la memoria dei partigiani, ragazzi come gli altri, che però hanno saputo compiere una scelta. Chiamati dal dovere, hanno rifiutato di unirsi alle fila dei repubblichini. E hanno lottato per la libertà del Paese, donando spesso la loro stessa vita.