I social network ormai sono entrati di diritto nel nostro vivere quotidiano, chi non conosce ed utilizza Facebook, Twitter e Google+?
Questi sistemi sono nati per unire con un invisibile filo diverse persone accomunate per interessi e/o passioni oppure per gradi di amicizia. Per la prima volta si parla anche di amicizia virtuale senza il passaggio, una volta fondamentale, dell’incontro fisico per tessere relazioni sociali.
In questo periodo però rischiamo di perdere il contatto con la realtà che ci circonda, può succedere di conoscere usi ed abitudini di persone molto distanti dalla nostra zona e poi accorgersi che sappiamo poco e nulla delle persone che ci vivono a fianco. Cosa sappiamo dei nostri vicini di casa?
Qualcuno si deve essere posto gli stessi interrogativi che poniamo noi ed ecco che accanto ai tradizionali e ben collaudati social network precedentemente citati nascono reti con finalità più locali e volte al territorio in cui si studia, si lavora e si vive. Ne vogliamo elencare 5 tra i più interessanti in giro per il mondo:
Nextdoor
Fondato del 2011 e finanziato da Benchmark Capital, DAG Ventures, Greylock Partners e Shasta Ventures.
Al momento presenta 3600 iscritti in 48 stati e cresce a ritmo di 22 al giorno.
Si accede a Nextdoor registrandosi con i propri dati reali e permettendo al sito di verificare il proprio indirizzo, attraverso un codice inviato attraverso la posta ordinaria. Le comunità non sono aperte al pubblico, ma sono siti chiusi, all’interno dei quali i vicini possono scambiarsi informazioni, consigli e attività di quartiere. I membri hanno un proprio profilo e i consueti strumenti per condividere foto e link di altre piattaforme. Ci si possono scambiare oggetti di utilità quotidiana, o venderli, comprarli, affittarli, si possono recensire i locali o consigliare un idraulico, una babysitter o un elettricista. Tutte le informazioni vengono archiviate e storicizzate in modo da essere disponibili in qualsiasi momento.
“Nextdoor è la recinzione del cortile o del portico sotto il quale qualche anno fa avvenivano le conversazioni” ha dichiarato Henning Varlinda, membro della rete di un quartiere di Memphis.
“Nextdoor è diverso da altri siti di networking perché è stato costruito da zero per aiutare i vicini di casa a ricreare un ambiente di fiducia”, ha detto Bill Gurley, membro del consiglio di Benchmark Capital.
Street Bank
L’obiettivo di Street Bank, invece, è il baratto: scambiarsi oggetti o servizi con i vicini, libri, cd, abiti o articoli legati alla casa, come scala, falciatrice o addirittura le proprie abilità o conoscenze utili ad aggiustare, sistemare o porre rimedio ai problemi.
Il progetto è cominciato quando Sam, uno dei fondatori del sito, residente nella west London, andò dal suo vicino per farsi prestare del latte, il quale gli chiese in prestito delle sedie per il barbecue, così i due pensarono di estendere questo concetto di condivisione tra vicini a tutto il raggio di un quartiere.
Nato del 2010, attualmente conta 15000 membri, attivi in diverse comunità a Bringhton, Leeds, Londra e nello stato di Washington e Vancouver.
Grazie a questo progetto la gente spende meno per strumenti e attrezzi che usa raramente (un trapano è usato in media 50 minuti nel suo intero ciclo di vita), viene ridotto il consumo di risorse naturali e migliora lo spirito comunitario, inducendo le persone a parlarsi e a condividere.
“C’è bisogno di 50-100 persone in un miglio quadrato (circa 2,6 Kmq) affinchè il sistema di scambio di strumenti funzioni efficacemente”, afferma Alice Amies, una ragazza del team di Street Bank.
Freecycle
Approccio ancora diverso per questo social network improntato al riciclo di cose e oggetti.
È stato ideato da Deron Beal, un ambientalista dell’Arizona nel 2003, quando creò una mailing list per vecchi oggetti.
Oggi conta quasi 10 milioni di utenti, divisi in 51 Paesi del mondo, tra cui l’Italia. Riuso e smaltimento di ciò che non ci serve più, regalandolo a chi magari può servire o riciclandolo attraverso dei centri di distribuzione.
“Ho appena usato Freecycle a Portland e sono molto soddisfatta dei risultati: veloce, facile ed efficiente. Salva la discarica da oggetti indesiderati”, commenta Teresa, utilizzatrice del sito a Portland.
“Freecycle è un progetto molto carino. L’unico problema è che la gente viaggerà per la città per ottenere qualcosa, che in realtà non è nulla, creando emissioni di carbonio peggiori. Sarebbe meglio se si spostassero in bicicletta o a piedi”, commenta Reggie di Washington.
Neighborgoods
Questo è un social network per condividere l’uso di alcuni oggetti, per risparmiare denaro e risorse. Offre un inventario virtuale per proporre gli articoli che si vogliono mettere a disposizione per la comunità, e viceversa, è possibile trovare quelli di cui si ha bisogno, classificati in base alla categoria e alla zona geografica in cui è possibile reperirli.
Si tratta di un prestito: i proprietari possono decidere se offrirli gratuitamente o farli pagare una somma, condividerli solo con conoscenti o con tutta la comunità.
Viene messo a disposizione un calendario per le prenotazioni, avvisi per gli oggetti che cerchiamo e messaggistica privata. L’iscrizione alla community è gratuita ma se gli utenti volessero creare dei gruppi dedicati, il costo varia dai 6$ ai 36 $ mensili.
OhSoWe
Creato da Chuck Templeton, simile a Neighborgoods, ma sviluppato per alimentare il dibattito e il coinvolgimento dei cittadini. L’idea è partita da un problema domestico: gli attrezzi del bricolage come martello, pala o tosaerba, di solito vengono utilizzati molto poco e finiscono solitamente per prendere polvere.
Tutto il social è diviso per tre aree tematiche: “Vicini”, “Comunicazioni” e “I condivisibili”.
“Ecco le migliori idee per costruire legami tra vicini, risparmiare denaro e incrementare la qualità della vita per i vicini”, introduzione della pagina Twitter.
“Condividi, paga meno e aiuta i vicini” il payoff del sito.
Questi sono solo alcuni esempi di come la cultura social stia evolvendo partendo da un concetto generalista e globale, muta e si adegua, alle esigenze dei suoi usufruitori. Il mezzo quindi ci permetterà in un futuro non molto distante di reinventare la nozione stessa di comunità.