L’approccio zooantropologico nell’educazione del cane

di | 8 Gennaio 2021

Approcciare il comportamento e quindi lo sviluppo del cucciolo in modo zooantropologico significa ritenere la costruzione del suo profilo identitario non come un evento che si realizza in modo autonomo ma come il frutto di situazioni relazionali interscambiate con la madre, i fratelli, il proprietario e altre entità sociali.

Questi referenti non sono delle semplici controparti ma rappresentano dei veri e propri “mediatori di crescita” definendo con la loro presenza-interazione delle “zone prossimali di sviluppo”, vale a dire predisponendo delle coordinate di crescita che il cucciolo utilizza e su cui si appoggia per costruire le basi della sua identità adulta. Possiamo pertanto parlare di maestri o di tutor, capaci di indirizzare la crescita orientando, sostenendo, colmando, contenendo o rafforzando certe disposizioni del cucciolo.

L’azione referenziale di tali mediatori si svolge sostanzialmente in due modi:

  1. definendo uno specifico campo espressivo per il cucciolo;
  2. dandogli dei particolari contributi esterni per la crescita.

Riguardo al punto 1 possiamo dire che il campo espressivo offerto – ossia dare la possibilità di esprimere quel comportamento piuttosto che un altro – definisce dei territori esercitativi e quindi una certa evoluzione del profilo del cucciolo.

Riguardo al punto 2 l’approccio relazionale sostiene che nel processo di crescita il cucciolo integra elementi esterni, come i modelli, gli stili, l’orientamento, per cui a seconda del referente presente e del tipo di relazione instaurata con lui avremo opportunità di crescita differenti. I mediatori pertanto individuano dei campi di sviluppo e sono per il cucciolo come dei filtri sul mondo esterno che fanno emergere alcune cose a dispetto di altre, enfatizzano certi comportamenti a dispetto di altri, predispongono dei percorsi di crescita attraverso un tutoraggio.

Secondo l’approccio zooantropologico il soggetto non è mai enucleabile dalla relazione ed è sempre posizionato su un preciso orbitale relazionale, per tale motivo le variabili relazionali come l’attaccamento, la centripetazione, le dimensioni di relazione sono importanti quanto il rinforzo per l’indirizzo educativo.

L’espressione del soggetto è un dialogo, ovvero un porre domande e un chiedere suggerimenti, per cui non si dà modificazione del soggetto senza un preciso intervento di mediazione relazionale e l’effetto di ogni apprendimento è un credito relazionale.

A fronte di queste considerazioni possiamo dire che il processo evolutivo del cane dipende dalla “mediazione relazionale” – quali aspetti del suo carattere vengano esercitati dalla relazione –  ma questa a sua volta è vincolata:

1) dal livello di attivazione relazionale, ovvero dal tipo di rapporto che c’è tra referente (per esempio il proprietario) e il cucciolo;

2) dall’adeguatezza della relazione ovvero dal tipo di campo espressivo che produce ossia se rispondente o meno ai bisogni evolutivi del soggetto.

Rispetto al punto 1 se la relazione che il proprietario ha con il cucciolo è scarsa o poco consolidata, insicura sotto il profilo dell’attaccamento, non valorizzata ossia data per scontata e priva di un impegno, mancante di continuità o di coerenza, non riferita alle caratteristiche etologiche del cucciolo – solo per fare qualche esempio – la mediazione relazionale sarà carente e il cucciolo si troverà in balia a fluttuazioni evolutive o a derive; mancherà cioè di quel sostegno e di quell’indirizzo che si attende per poter evolvere in ricchezza, equilibrio e competenza.

Gli obiettivi 1 si raggiungono attraverso:

1a) la congruità, vale a dire favorendo il riconoscimento dell’animale nella sua specificità etologica;

1b) la consapevolezza, ossia dando importanza alla relazione e suscitando di conseguenza l’impegno nella relazione;

1c) la centripetazione, vale a dire fare in modo che uomo e cane sia rivolti l’uno verso l’altro;

1d) il corretto sviluppo dell’attaccamento.

Rispetto al punto 2, molto spesso il proprietario non si rende conto che a seconda delle attività che fa con il suo cane, del tipo di interscambio che ha con lui, degli ambiti di condivisione a cui lo rende partecipe, dei giochi che conduce con il cucciolo darà luogo a processi evolutivi differenti.

In tale ottica, è molto utile impostare un training educativo e pedagogico su misura per il soggetto ad opera di educatori cinofili qualificati capaci di continuare quanto già impostato dalla madre nei primi due mesi di vita.

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