A vederlo sembra un mandolino un po’ più grosso, oppure un liuto strano. Il bouzouki è lo strumento-simbolo della Grecia. Si presenta molto elegante: fondo bombato a doghe, manico lungo, intarsi sul piano armonico. La sua versione moderna, con quattro cori di corde doppie, è stata progettata dal virtuoso del dopoguerra Manolis Xiotis. Portato alla fama internazionale nel 1964 dal film Zorba il greco, il bouzouki sta rivivendo negli ultimi anni una seconda giovinezza nel nostro paese.
La scomparsa di Fabrizio De André, infatti, ha fatto in modo che tutta la sua opera venisse riscoperta; compreso quel capolavoro che è Creuza de ma, lavoro a quattro mani, scritto dal cantautore genovese e da Mauro Pagani, ex PFM e polistrumentista di chiara fama. Si può dire che il bouzouki sia il protagonista dell’intero disco; l’uso che ne fa Pagani è molto diverso da quello tradizionale greco. Le diverse accordature scelte dal musicista sfruttano al massimo le corde suonate a vuoto, per valorizzare questo strumento dal suono mediterraneo. Lo stesso Pagani ha dichiarato che la chiave per la composizione delle musiche di Creuza de ma è stato proprio il suo lavoro di anni condotto sul bouzouki e sulla sperimentazione di nuove accordature.
Molti gruppi folk ispirati dalla musica irlandese hanno inserito un bouzouki nella loro formazione. Il bouzouki in questione è però molto diverso dall’originale greco: si tratta della versione che gli irlandesi realizzarono negli anni ’60 del ventesimo secolo, ispirandosi agli strumenti che i tanti migranti greci portavano con sé nell’isola verde. L’irish bouzouki ha il fondo piatto e la cassa a forma di goccia; è talmente diverso dall’originale che oggi, piuttosto che bouzouki, viene chiamato soprattutto cittern. Un grande esperto di questa versione del bouzouki fu il compianto Luca Giacometti detto “il Gabibbo”. Dopo aver trascorso alcuni anni tra Inghilterra e Irlanda, durante i quali si perfezionò sugli strumenti a corda, Giacometti tornò in Italia e suonò in molti gruppi, tra cui i Modena City Ramblers, fino alla sua prematura scomparsa nel 2007.
Oggi il bouzouki vive una discreta diffusione anche tra i musicisti più giovani: Carmelo Siciliano, oltre a essere un ottimo esecutore, ha avviato una rete di siti internet volti alla divulgazione e alla didattica riguardo all’uso folkloristico del bouzouki. Il cantautore parmigiano Rocco Rosignoli, buon chitarrista e polistrumentista molto versatile, si accompagna spesso con un bouzouki costruito apposta per lui da suo zio Nasario Rosignoli, ottimo falegname. Oltre a usare il bouzouki dal vivo e nei suoi dischi solisti, Rosignoli lo ha suonato per i progetti di Riccardo Moretti, Ugo Cattabiani, Francesco Pelosi; la sua discografia spazia dalla canzone d’autore alla musica folk, con qualche incursione nella musica etnica di matrice ebraica.
Insomma, in bilico tra Italia e Irlanda, tra le denominazioni di “folk” e “etnico”, il bouzouki sembra avere sempre più cose da dire; ed è a tutti gli effetti capace di comunicare a un pubblico in crescita continua, fondendosi con tradizioni nuove, rinnovando il proprio linguaggio, forte delle tradizioni di cui si fa simbolo. E che continuano a incantare il pubblico di tutte le età.