Nel 2019 i laureati in materie umanistiche sono molti, sicuramente molto più di quanti ne richiede il mercato. Tuttavia, occorre sottolineare anche un’altra cosa: il mercato cerca di richiederne meno di quanto dovrebbe. Infatti, se le ultime statistiche sull’occupazione giovanile parlano di un giovane su due disoccupato (febbraio 2019), è molto probabile che siano soprattutto i laureati in discipline letterarie a ingrossare le cifre della statistica.
Che fare, dunque? La prima risposta che mi viene da dare è: non arrendersi mai! La seconda: provare ad aggirare l’ostacolo alla ricerca di un pertugio da cui inserirsi… E questo piccolo passaggio dobbiamo fare in modo che esista e che si allarghi, fino a diventare un’autostrada da cui altri nostri compagni riescono a insinuarsi.
Il settore professionale “preferito” dai laureati in materie umanistiche è l’editoria / giornalismo. Come tutti sappiamo, la carta stampata è in crisi e il web non ha ancora dispiegato in pieno tutte le sue potenzialità. Questo motivo scoraggia le realtà del settore ad assumere con un contratto regolare e decente dei nuovi collaboratori, per cui li si preferisce sfruttare con la formula di un vago “stage”, dove la retribuzione, quando ammonta a tanto, raggiunge a malapena i 500 euro.
Eppure, sulla Rete ho trovato un tariffario per servizi editoriali che propone cifre “da capogiro”, una follia nel contesto attuale. Ho parlato con l’autore del tariffario e gli ho chiesto i motivi delle sue scelte. Questa persona mi ha risposto con un’argomentazione inconfutabile, che dovrebbe spingere chi fa le scelte, nell’editoria come nel giornalismo, quantomeno a rivedere le strategie all’interno della loro azienda.
Prendiamo in considerazione il prezzo a cartella per l’editing letterario di un romanzo di narrativa, che l’autore del tariffario chiama “editing di tipo semplice”, per distinguerlo da una revisione più complessa tipica della saggistica. Tale prezzo ammonta a 5 euro più IVA a cartella. In questo modo, un romanzo da 200 cartelle verrebbe a costare al committente 1.000 euro più IVA. Chi mai accetterebbe una cifra del genere? Solo un pazzo, direte voi.
Eppure, se consideriamo il livello di complessità di un’operazione di editing come si deve, notiamo che un compenso di 1000 euro netti non è poi tanto un regalo, specialmente se confrontato con i tariffari di altre prestazioni specialistiche, come notai o avvocati.
Proviamo a fare un’equivalenza e a convertire il compenso di 5 euro più IVA a cartella in ore di lavoro. Per esperienza personale, fare una revisione letteraria di uno scritto altrui richiede queste fasi:
- Lettura preliminare dell’opera, al fine di inquadrarne i contenuti, comprendere il target di riferimento e vedere se il messaggio è espresso con esito felice.
- Correzione formale dello scritto (correzione di bozze molto approfondita).
- Revisione contenutistica.
- Lettura d’insieme dell’opera dopo le correzioni.
- Ripetizione dei passaggi da 2 a 4 per proteggersi da eventuali sviste.
- Editing grafico (opzionale, dipende se il professionista dell’editing ha le competenze per svolgere anche la mansione di grafico / impaginatore o per lo meno per dare un’occhiata all’impaginato. Di solito, no).
Valutando con obiettività la questione, il tempo di lavoro dell’editor non è di poco conto. In media, le operazioni da 1 a 6 richiedono un tempo di 2 cartelle revisionate all’ora, tradotto in soldoni (il tariffario, ripeto, parla di 5 euro più IVA a cartella): 10 euro all’ora, per un totale di 100 ore lavorative. Mica male! Lavorando 6 ore al giorno sull’editing, si viene a scoprire che il compenso mensile di un professionista dell’editoria dovrebbe in maniera normativa, ipotetica e anche un po’ utopistica, essere di 1200 euro al mese. Una bella sommetta, degna ricompensa di un ruolo importante e spesso sottovalutato.
Chissà che un domani si riesca a raggiungere un’intesa tra chi aderisce alla Rete dei Redattori Precari e quei datori di lavoro che retribuiscono